Annamaria Venere

L'infermiere di famiglia e cure primarie

Aspetti gestionali e competenze cliniche

infermiere di famiglia

a cura di Domenico Antonelli

AUTORI
D.Antonelli,
A.Coluccia,
V.Contursi,
C.A.Di Paola,
L.Ferrario,
F.Ferretti,
E.Foglia,
E.Frisone,
M.Gabbrielli,
E.Garagiola,
B.Mangiacavalli,
O.Narracci,
E.Porazzi,
P.Ripa,
A.Venere

PRESENTAZIONE

“Quella delle cure primarie e dell’infermiere del territorio e/o “di famiglia” è un’area di avanguardia per il nuovo modello di assistenza e una punta di diamante di quelle aree specialistiche che, una volta approvato l’accordo Stato-Regioni sulle competenze avanzate degli infermieri, entreranno a far parte a pieno titolo, e soprattutto in maniera uniforme, del panorama dell’assistenza e della nostra professione. Il ruolo dell’infermiere di famiglia è fondamentale per ridurre l’utilizzo improprio dell’ospedale e sviluppare l’assistenza alternativa, purtroppo ancora con carenze macroscopiche per poter diventare la valida – e unica – alternativa al pronto soccorso e al ricovero: il territorio. 

Tra gli obiettivi c’è la riduzione delle ospedalizzazioni evitabili e il ricorso improprio al pronto soccorso a favore dei pazienti. Come accennavo, l’infermiere del territorio è una figura già attiva in molte Regioni e già oggi nove Atenei organizzano master per conferire il relativo titolo con circa 5.400 colleghi che l’hanno già conseguito. La Federazione di recente, in occasione della presentazione ufficiale del fabbisogno di professionisti nei prossimi anni nell’ambito del Joint Action on Health Workforce Planning and Forecasting, ha anche messo in risalto proprio la necessità che sul territorio vi siano almeno 30.000 di questi professionisti per far fronte ai nuovi bisogni legati all’aumento dell’età, alla non autosufficienza, alla crescita delle patologie croniche. Nonostante questo, tuttavia, la conoscenza che i cittadini hanno di questa figura è ancora a macchia di leopardo. Un recente studio condotto dai Collegi IPASVI di Basilicata, Campania e Molise ha evidenziato che il 70% dei pazienti e dei medici giudica la sua figura importante nel processo di continuità assistenziale. 

I temi da trattare ci sono tutti, dalla gestione delle cronicità al rischio clinico, dal primary nursing al consenso informato. E anche la descrizione di ciò che avviene all’estero è importante per comprendere come viene inquadrata questa nuova figura di professionista. Un professionista formato, evoluto, competente è ciò di cui ha bisogno il mutato quadro epidemiologico dell’assistenza sanitaria e il volume è una guida importante anche dal punto di vista gestionale e organizzativo per contribuire alla vera crescita dell’Assistenza con la “A” maiuscola rispetto ai bisogni dei pazienti.” (Prefazione)