Annamaria Venere

Il genitore è chi che esercita il parenting, cioè tutto ciò che attiene alle capacità di aiutare il bambino e sostenerne lo sviluppo. Le qualità genitoriali, dunque, sono tutto ciò che riguarda l’allevamento e l’educazione di un bambino, avviate dal genitore o dalla figura genitoriale.

Negli ultimi anni la letteratura genitoriale, grazie alla ricerca, allo studio e gli strumenti di analisi si è molto arricchita e i ricercatori stanno ancora dibattendo su importanti questioni in relazione alla genitorialità.


Diventare genitori: il significato della genitorialità

Nella moderna concezione sociale di famiglia, il genitore non è più soltanto chi, da un punto di vista biologico, genera un bambino, bensì colui che esercita su quest’ultimo la genitorialità.

La figura del genitore, infatti, è ravvisabile nella persona che esercita il parenting, ovvero un processo relazionale co-determinato dal bambino e dall’adulto, che determina lo sviluppo fisico e psico-socio-culturale ed educativo del figlio, in una precisa dimensione spazio-temporale e socio-culturale.

Più in particolare, la genitorialità è la capacità del genitore di assumere un preciso schema comportamentale che lo porti a nutrire, accudire, proteggere, educare, rendere autonomi i propri figli nei canoni psicosociali ed evolutivi appena descritti (Cusinato & Panzeri, 2005).

Sono tre i compiti che un genitore deve svolgere se vuole esperire una genitorialità funzionale allo sviluppo psicologico e sociale del bambino (Buonanno et al., 2010):

  1. elargire affetto ed offrire considerazione e rispetto per le caratteristiche soggettive (desideri, avversioni, emozioni…) dei propri figli, sapendone dare attenzione e riscontro;
  2. svolgere un’efficace funzione di controllo equilibrata, attraverso indicazioni e regole atte a favorire un valido sviluppo di principi sociali ed etici necessari per l’adattamento del figlio alla vita della comunità sociale di appartenenza;
  3. infine, fornire protezione e guida al bambino fino al raggiungimento della maturità fisica e psicologica.

Questi compiti assumono per un genitore significati comportamentali diversi secondo la fase del ciclo di vita in cui si trova il figlio.

La stessa peculiarità relazionale che intercorre tra genitore e figlio andrà a costituire lo stile di parenting, il quale avrà un’enorme influenza sulle caratteristiche evolutive psicosociali del bambino.

La genitorialità in veste pratica: gli stili di parenting

Lo stile di parenting adottato da ciascun genitore dipende da tanti fattori che assieme concorrono a definire il preciso schema comportamentale con cui egli si relaziona con il proprio figlio.

Alcuni autori affermano che lo stile genitoriale non è altro che l’esplicazione del modello operativo interno, ovvero delle modalità di attaccamento sperimentate dal genitore durante la propria infanzia.

In particolare, si evidenzia un’alta correlazione tra le esperienze vissute dai genitori e il legame che essi instaurano con i propri figli (Bowlby, 1979; 1988). Oltre all’influenza dei legami di attaccamento dei genitori, gli stili di parenting sono condizionati anche dai rimodellamenti interni alla coppia genitoriale presente, nonché dal livello di soddisfazione coniugale.

Ancora, un ulteriore elemento da prendere in considerazione è l’attesa sociale e culturale nei confronti degli stessi genitori (Buonanno et al., 2010).

In conformità a tali fattori, possiamo individuare quattro stili di parenting: indulgente, autoritario, autorevole, disimpegnato. Il genitore indulgente è permissivo e non direttivo: nei confronti del bambino si dimostra estremamente disponibile, anche qualora le circostanze non lo richiedano, lasciando al proprio figlio fin troppa libertà.

Il genitore autoritario, invece, si caratterizza per un atteggiamento direttivo: in assenza di responsività, mostra un alto controllo nei confronti del bambino, verso cui nutre grandi aspettative a volte irrealistiche.

I genitori autorevoli, diversamente, sono sia responsivi che richiedenti, poiché monitorano i comportamenti del bambino con norme chiare e preferiscono ricorrere a metodi educativi solidali, piuttosto che punitivi. Infine, abbiamo i genitori disimpegnati, che mostrano trascuratezza, scarso supporto e controllo del proprio figlio (Maccoby e Martin, 1983).

Effetti psicosociali del parenting: interventi a supporto della genitorialità

Considerato che lo stile genitoriale autorevole è quello più indicato per un corretto sviluppo psicosociale, distinguiamo tre stili genitoriali particolarmente problematici sotto questo punto di vista: una genitorialità caratterizzata da eccessivo controllo e intrusività nei confronti dei figli; una genitorialità caratterizzata da induzione di colpa nei figli; comportamenti genitoriali caratterizzati da eccessiva trascuratezza. Ognuno di questi stili ha delle conseguenze psicosociali rilevanti (Buonanno et al., 2010).

Nel primo caso i figli possono sviluppare condizioni di eteronomia, nonché compromissioni nella sfera decisionale a causa di una relazione con l’autorità vissuta come problematica, che porta ad atteggiamenti e comportamenti passivo-aggressivi, ostili, oppositivi, sospettosi e diffidenti.

Nel secondo caso, la colpevolizzazione ingiusta, porta i bambini ad assumere nel tempo atteggiamenti oppositivi, di provocazione e sfida, alla ricerca di regole e principi normativi che sono loro mancati; per farlo possono arrivare a sfidare la comunità sociale con intenti provocatori.

Infine, nel terzo caso, la trascuratezza può portare a sensazione di abbandono, assenza di guida e direzione, che rendono difficile sviluppare un profilo psicosociale all’interno della società di appartenenza (Barber et al. 1994).

Per prevenire gli effetti psicologici negativi degli stili di parenting disfunzionali, interventi noti con il termine di parent style positive training training genitoriali (Pergolizzi, 2006) possono apportare benefici.

Attraverso questi interventi psicosociali e psicoterapeutici si interviene nei confronti dei genitori in difficoltà, modificando le variabili comportamentali, educative e sociali che riguardano il legame genitori-figli, affinché i primi siano in grado di sviluppare quelle risorse genitoriali che mancano, riuscendo così a salvaguardare la prole dall’insorgenza di problematiche psicosociali future.

Bibliografia

Barber, B.K., Olsen, J.E., Shagle, S.C. (1994). Associations between parental psychological and behavioral control and youth internalized and externalized behaviors, Child Development, 65, pp. 1120-1136.

Benedetto, L., Ingrassia, M. (2010). Parenting, Psicologia dei legami genitoriali, Carrocci, Roma.

Bowlby, J. (1979). Costruzione e rottura dei legami affettivi, Cortina, Milano, 1982.

Bowlby, J. (1988). Una base sicura, Cortina, Milano, 1988.

Buonanno, C., Capo, R., Romano, G., Di Giunta, L., Isola, L. (2010). Psichiatria e psicoterapia, 29, 3, pp. 176-188.

Cusinato, M., Panzeri, M. (2005). Le sfide della genitorialità, Guerini Scientifica, Milano.

Maccoby, E.E., Martin, J.A. (1983). Socialization in the context of the family: parent-child interaction, Wiley, New York.

Pergolizzi, F. (2006). Parenting style come sorgente di interazioni normali e patologiche, in F.Rovetto, P. Moderato (2006), Progetti di intervento psicologico, McGraw Hill, Milano.